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io_sono_il_nulla

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il nulla

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I miei difetti

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Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. nessuna
  2. nessuna
  3. nessuna

Tre cose che odio

  1. nessuna
  2. nessuna
  3. nessuna

ANTITETICA

La stoltezza, l'errore, il peccato, l'avarizia, abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi;
noi nutriamo amabili rimorsi
come i mendicanti alimentano i loro insetti.
I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti; ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni e ritorniamo
gai pel sentiero melmoso, convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie.

È Satana Trismegisto che culla a lungo sul cuscino del male il nostro spirito stregato,
svaporando, dotto chimico, il
ricco metallo della nostra volontà.
Il Diavolo regge i fili che ci muovono!
Gli oggetti ripugnanti ci affascinano; ogni giorno discendiamo d'un passo verso
l'Inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.
Come un vizioso povero che bacia e tetta il seno martoriato d'un'antica puttana, noi al volo rubiamo un piacere clandestino
e lo spremiamo con forza, quasi fosse una vecchia arancia.

Serrato, brulicante come un milione di vermi, un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli,
e quando respiriamo, la
morte ci scende nei polmoni quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.
Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l'incendio, non hanno ancora ricamato con le loro forme piacevoli il canovaccio banale dei nostri miseri destini, è perché non abbiamo, ahimé, un'anima sufficientemente ardita.

Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne, le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti, fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono entro il serraglio infame dei nostri vizi, uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo.
Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida, ridurrebbe 
volentieri la terra a una rovina
e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.

È la Noia!

L'occhio gravato da una lagrima involontaria, sogna patiboli fumando la sua pipa.
Tu lo conosci, lettore, 
questo mostro delicato -
tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello!

.

.

.

.

.


Scrivo di me e per me, di quello che a volte sono e vorrei essere.
Lo faccio non per piacere a voi, false creature che per caso approdate qui, forse ignare di quello che sta per accadere alla vostra esistenza.
Scrivo del nulla che alberga dentro e intorno a me.
Non cercatemi se avete da ridire con quello che sono, questo universo di anime perse è pieno di alternative al nulla e quindi a me.
Dicono che sono un essere meschino, uno psicopatico,  alcuni mi odiano,
altri più saggiamente mi ignorano e a quelli che in futuro lo faranno ne sarò grato sin da ora.

 

La Dissolutezza e la Morte sono due sgualdrine amabili, prodighe di baci e piene di salute, il cui fianco eternamente vergine e fasciato di stracci, preso da un perenne travaglio, non ha mai partorito.
Al poeta sinistro, nemico delle famiglie, favorito dell'inferno, artigiano malmesso, tombe e lupanari mostrano sotto le loro volte un letto che il rimorso non ha mai frequentato.
Bara ed alcova, feconde di bestemmie, a volta a volta ci offrono, come buone sorelle, piaceri terribili e dolcezze paurose.
Quand'è che vuoi sotterrarmi, Dissolutezza dalle immonde braccia? E quando, Morte, sua rivale in bellezza, verrai a innestare sui suoi mirti infetti i tuoi neri cipressi?
...

L'Amore sta assiso sul cranio dell'Umanità e da quel trono profano, con riso sfrontato, soffia gaio delle bolle rotonde che s'innalzano nell'aria, quasi a raggiungere i mondi al fondo dell'etere.
Il globo fragile e luminoso prende un grande slancio, scoppia e sputa la sua anima gracile come un sogno d'oro.
Odo il cranio, a ogni bolla, gemere e pregare: "Quando finirà questo gioco feroce e ridicolo?" Perché quel che la tua bocca crudele sparpaglia nell'aria, mostro assassino, è il mio cervello, il mio sangue, la mia carne!"

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