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Tre cose che odio

  1. nessuna
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  3. nessuna

Margherita Gudacci

 

 

La sapienza è una pianta che rinasce

solo dalla radice, una e moltiplice.

Chi vuol vederla frondeggiare alla luce

discenda nel profondo, là dove opera il dio

segua il germoglio nel suo cammino verticale

e avrà del retto desiderio il retto

adempimento: dovunque egli sia 

non gli occorre altro viaggio

Il megliore nemico (F. Nietzsche)

Amicizia - insegna Nietzsche - non è assecondamento, accondiscendenza al punto di vista dell'altro. Amicizia è amore dell'altro, ma, per amore dell'altro, all'altro ci si può anche opporre. Amicizia non vuol dire dunque non opposizione, può darsi che opporsi all'amico, sia fondamentale per il suo stesso bene. Ed ecco che si può diventare il nemico dell'altro, anzi, "il suo miglior nemico" e, come tale essere dall'altro onorato.

Dice Nietzsche: " Sei capace di avvicinarti massimamente al tuo amico, senza passare dalla sua parte? Nel proprio amico bisogna avere anche il proprio miglior nemico. Col tuo cuore devi essergli massimamente vicino, proprio quando ti opponi a lui".

Il "no" dunque può essere segno di amore. Ma è un "no" che soltanto "gli spiriti liberi" possono dire e vivere senza rimorsi.

Sul dono (F. Nietzsche)

1) La donna non è ancora capace di amicizia. Ma ditemi, voi uomini, chi di voi è capace di amicizia? Quanta povertà, quanta avarizia è nelle vostre anime, voi uomini! Nella stessa misura con cui voi date all'amico, voglio dare anche al mio nemico, e non per questo sarò diventato più  povero.

2) Io amo le anime prodighe: esse non danno qualcosa in cambio e non vogliono essere ringraziate, perché sempre donano.

3) Non si deve voler restituire e contraccambiare ciò che l'amore dà: nel mare dell'amore deve essere annegato ogni impulso a ripagare.

L'uomo: transizione e tramonto (F. Nietzsche)


Dice il Zarathustra di Nietzsche: L'uomo è una fune sospessa tra l'animale e l'"oltre uomo", una fune sopra l'abiso. Un pericoloso passare dall'altra parte, un pericoloso esser via, un pericoloso guardarsi in dietro, un pericoloso inorridire e arrestarsi.

Ora quel che è grande nell'uomo e che egli è un ponte e non una meta: quel che si può amare nell'uomo è che egli è transizione e tramono.

Io amo - dice il Zarathustra di Nietzsche - coloro che non sanno vivere se non per tramontare, perché sono coloro che passano dall'altra parte. Tra loro voglio tramontare, morendo, voglio far loro il mio dono più ricco! L'ho imparato dal sole, quando tramonta, il ricchissimo: da tesori inesauribili riversa oro nel mare; così che anche il pescatore più povero rema con remi d'oro.

Io amo colui la cui anima si dissipa, che non vuole gratitudine e che non contraccambia: perché dona sempre e non vuole tenersi in serbo" (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

Insieme!

Insieme e mai senza l'A/altro! L'io postmoderno, smarrito tra mille frammenti, non riuscirà mai a ritrovarsi se continua a lasciarsi plasmare dalla logica di Prometeo e di Narciso. Sono logiche che mortificano la differenza e finiscono per cancellare tanto l'io quanto l'altro.

Insieme dobbiamo passare dalla logica potestativa, anima della logica teorico-comportamentale dell'Occidente alla logica conviviale o partecipativa. In breve, primato del bene, logica della mano aperta.

Il terzo millenio è una grande sfida. Si tratta di cambiare binario, di assumere un altro paradigma relazionale, meno logocentrico e autocentrico.

Si tratta dunque di passare dalla logica del pugno chiuso che soltanto per accaparrare si apre alla logica della mano aperta che nulla trattiene meschinamente perché tutto sa donare o condividere.

Pioggia di pensieri

La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce. A se stessa non bada, che tu la guardi non chiede (Angelo Silesio).

Il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c'è un'infinità di cose che la sorpassano. E' ben debole se non giunge a riconoscerlo (Blaise Pascal).

Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori della verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità (Fedor Dostoevskj).

La bontà non è solo la risposta al male, ma è anche la risposta al non senso (Paul Ricoeur).

All'uccello un nido, al ragno una tela, all'uomo, l'amicizia (William Blake).

L'anima e i suoi consigli (K. Gibran)

La mia anima mi consigliò e mi suggerì di non esaltarmi troppo se m'avvessero lodato, e di non agitarmi per il timore di un biasimo. Fino a quel giorno io dubitavo del valore della mia propria opera; ma ora ho appreso questo:

che gli alberi fioriscono in primavera, e portano frutti in estate, e lasciano cader le loro foglie in autunno per diventar nudi e spogli in inverno senza mai esaltarsi e senza mai vergongnarsi.

La gioia della diversità (F. Nietzsche)

F. Nietzsche non è soltanto il profeta del nichilismo né colui che ha constatato la "morte di Dio" nel pensiero o cultura occidentale, ma anche colui che ha difeso e promosso la singolarità del singolare.

Ecco la sua voce: "L'umanità forse deve rivolgere a tutti gli individui il nuovo canone: sii diverso da tutti gli altri, e rallegrati se ognuno è diverso dall'altro. Per tanto tempo, per troppo tempo, è stato detto: uno come tutti, uno per tutti".

Il suo pensiero esorta a celebrare la differenza: "Provare gioia dell'originalità altrui senza diventare la scimmia, forse sarà un tempo il segno della nuova cultura". Ancora: "Il piacere per ciò che è diverso nelle nazioni e nelle civiltà è un passo in questo senso".

Sul desiderio

Quando il desiderio è voluto per se stesso, quando si muove soltanto nella logica dell'avere o possedere, porta con sé la sua sconfitta. Allontanando la passione per l'altro, per divenire semplice azione depredatrice perché solo desidera appropiarsi della carne dell'altro, il desiderio non riesce mai a trovarsi a contatto con il corpo dell'altro, bensì con un frammento.

E' un piacere indiviso perché non condiviso; è un compimento che non lascia sulla pelle, sulle labbra il sapore dell'altro, ma porta con sé solo il sapore della fine. Un gioco di morte invece che un gioco d'amore.

Il desiderio, quando è voluto per se stesso è solo un gioco di solitudine, dove lo spazio per la con-versione all'altro è stato derubato dalla propria per-versione.

Ecco la domanda

L'amore, è un Destino che si sceglie?

E' un'ossessione che si subisce?

O è un dono inmeritato che viene dall'Altro, dono che ci avvolge, ci porta "oltre" e ci invita a fare di noi stessi dono senza mai fermarsi al tornaconto?

Eros - Carne - Desiderio (Amore?)

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"Sono smarrito di fronte all'altro che vedo e tocco e del quale non so più che fare. E' già molto se ho conservato il ricordo vago di un certo al di là di quello che vedo e tocco, un al di là di cui so precisamente che è ciò di cui voglio impadronirmi. E'allora che mi faccio desiderio" (J.-P. Sartre, L'essere e il nulla).

Né soli né abbandonati

Non siamo soli né abbandonati. L'Amante è venuto in mezzo a noi e nonostante il buio che ogni tanto sembra prendere il sopravvento, egli si fa carico delle sue creature, pure delle più modeste e umili. Certo, invita ognuno di noi a vivere nella stessa lunghezza d'onda. Ecco la proposta. Un bel rischio ma forse è in tale rischio che si cella per noi l'autentico volto umano e la logica per vivere una cosmica fraternità, senza romanticismo, nella durezza ma anche nella gioia di ogni giorno.

La strada è dunque esigente, la logica impegnativa e le scorciatoie possono sedurre ma non portano da nessuna parte. L'arte del vivere è "essere per l'altro" e chi non possiede tale arte, sarà sempre in-soddis-fatto, cioè non riuscito. Rimarrà un frammento, un Narciso e come lui, finirà fagocitato dalla propria imagine.

Uomo=Lei-Lui

UOMO è una realtà bipolare che si concrettizza nella differenza che non perde la somiglianza e in una somiglianza che non annulla la differenza. Uomo dunque realtà che si visibilizza tanto come uomo quanto come donna. Rispondere al come del "come" è balbettare la risposta alla domanda rilevante: chi è l'uomo? 

Maschio e femmina riescono ad essere pienamente tali non come complementi, perché ciò sta a dire che l'altro sarebbe un complemento al mio io, riempirebbe un vuoto. Con ciò si degraderebbe la alterità come alterità. Lei e Lui, maschio e femmina sono tali e realizzano il volto umano nella dinamica della reciprocità, nel faccia a faccia, nell'essere uno di fronte all'altro (e non a fianco).

Il rapporto non è di autorità ma di mutua responsabilità; non è mai di subordinazione ma di collaborazione in cui si deve riconoscere una grande asimmetria. Lei dà più di Lui. C'è sempre stato e  sarà sempre così. Sia la greca Penelope o l'aramaica Sara, Lei quando dice "Fiat" va fino alla fine senza ma e senza se. Il mondo è un matriarcato ed è forse per questo che ancora Ulisse con la sua astuta ragione non è riuscito a farlo saltare per aria

Tre umiliazioni - La prima (Sigmund Freud)

Sigmund Freud, il grande psicanalista viennese, colui che ci ha insegnato a leggere o interpretare i sogni, i nostri atti mancati, i complessi di ordine parentali e tante altre cose importanti, ricordava all'uomo occidentale tre umiliazioni di cui ebbe a soffrire l'orgoglio umano.

La prima fu cosmologica. Con Copernico, l'uomo scopriva di non essere il centro dell'universo, che la terra era un punto, tra tanti altri, smarrito in un universo infinito.

Seconda e terza umiliazione (Sigmund Freud)

La seconda umiliazione fu biologica. Darwin gli insegnava che non era il signore del regno animale. E' vero che sembra occupare la punta della grande piramide biotica però egli affonda la sua radice nel mondo inferiore che si porta dentro, cioè viene da un mondo altro in cui non è agevole riconoscersi.

La terza umiliazione si deve a Freud. E' antropologica, rivelandogli che l'io non è padrone della propria casa. Dominata da pulsione, da instinti non facili di conoscere e disciplinare, senza grande autonomia, la coscienza, base di tutte le conquiste, di cui è fiero l'uomo occidentale, ha dietro di sé una realtà che comanda. Al di là della coscienza in cui venivano a specchiarsi le idee chiare e distinte - secondo Cartesio - Freud indica il posto dell'impensato, del desiderio, del non-detto, regno d'ombra che esercita il potere reale.

E ciò significa che il cogito è una specie di vassallo. All'interno dell'"io penso" esiste un "Ciò pensa" per cui, secondo la battuta di Lacan, il grande pensatore francese, uno dei padri dello strutturalismo, "io penso dove non sono, dunque sono dove non penso".

Un lampo di gratuità

Tra l'"ex-nihil" dell'inizio e l'"oltre" del dopo, quanta vita c'è nell'istante! Sovrabbondanza, spreco, gratuità. L'essere è, ma poteva non essere o essere diversamente. E' senza necessità, realtà non dovuta e dunque se è è immeritata.

L'Amante dà ciò che poteva non dare o trattenere nell'ombra del nulla. Sia lunga o breve la durata, chi è consapevole di essere avvolto di tale gratuità, chi è consapevole di non poter ostentare o far valere alcun diritto ad essere, è chiamato a sua volta a farsi dono e, come l'Amante, a dare senza misura e senza discriminazione.

Sulla gelosia

"Difendetevi dalla gelosia, mio Signore! E' un mostro dagli occhi verdi, che odia il cibo di cui si pasce! (W. Shakespearre, Otello, atto III).

"Nella gelosia c'è più egoismo che amore" (F. De La Rochefoucauld, Massime).

"Chi è assalito dalla fiamma della gelosia fa come lo scorpione che da ultimo rivolge contro se stesso il pungiglione avvelenato" (F. Nietzsche).

Donne e uomini sospesi tra avventura e sicurezza

L'amore senza passione è

noioso, ma sicuro.

La passione senza amore è

inferno, perché senza sicurezza, soltanto rischio.

In noi c'è presente e attivo il bisogno di sicurezza, il senso di "casa", dimensione a cui tornare che R. L. Frost definisce come "il posto in cui, quando ci devi andare, ti devono accogliere". Ma c'è anche presente e attiva la dimensione dell'avventura, quel tratto, non banale, che fa di un uomo un uomo il quale, a differenza dell'animale, è sempre proteso oltre di sè. Sto parlando di "trascendenza"

Dunque, cosa fare?

Degli spregiatori del corpo (F. Nietzsche)

Uno dei meriti della filosofia di F. Nietzsche è il ricupero della dimensione della corporeità, realtà svalutata, sbiadita, nonché demonizzata da una filosofia di stampo platonico-cartesiana, cioè dualista e di una teologia e di una spiritualità più elenica che cristiana. Egli ci ha insegnato ad ascoltare la voce del corpo, seppellita da un'antropologia che dava solo spazio all'anima, battezzando la dittatura del Logos a detrimento del Pathos e del mondo dei sensi. Ma ascoltiamo il pensiero nicciano: "Io" dici e sei orgoglioso di questa parola. Ma la cosa più grande - cui non vuoi credere - è il tuo corpo e la sua grande ragione, questa non dice io, ma fa da io. Dietro i tuoi pensieri e sentimenti, fratello, sta un potente sovrano, un saggio sconosciuto - si chiama Se stesso. Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

Ivan Karamazov (F. Dostoevskij)

"Se il diavolo non esiste e se, quindi, è stato l'uomo a inventarlo, questi l'ha creato a sua immagine e somiglianza"

"Non ho potuto mai capire come si possa amare il prossimo. Secondo me è impossibile amare proprio quelli che ti stanno vicino, mentre si potrebbe amare chi ci sta lontano... Perché si possa amare una persona, è necessario che si celi alla vista, perché non appena essa mostrerà il suo viso, l'amore verrà meno"  

  

"Spesso il viso di un uomo, per chi è inesperto in amore, diventa un ostacolo per l'amore.

La grande domanda

Come il mondo è fatto: questo ce lo dice la scienza. Ma alla domanda: perché esso esista, quale il suo senso? - a questo interrogativo la scienza non può rispondere. Dare una risposta vuol dire andare oltre la sua metodologia, cioè fare affermazioni che non si lasciano verificare o falsificare, dunque pretesa epistemologica smisurata. 

Il mondo empirico è il tutto o no della realtà? La scienza ci dici come è fatto il mondo, ma con la domanda metafisica (perché l'essere piuttosto che il nulla) l'uomo si chiede, invece, il senso del mondo. Tale domanda cui la scienza non può rispondere è leggitima: pur se non lo è dentro della scienza. E ciò vuol dire che la grande domanda esiste, è sensata, leggitima. Perché c'è qualcosa e non piuttosto niente?

               

                                          

 La sofferenza immensa, la sofferenza innocente è solo un fatto di scienza? Tutto è intelligibile dal basso?

L'umanità - l'infinita schiera di uomini e donne che, con la loro genialità, bontà, generosità o con la loro stupidità, cattiveria, malvagità sono passati sulla faccia della terra - si riduce davvero ad una storia fantasmatica, senza senso, cioè raccontata da un idiota?

Epoca nichilistica?

La nostra temperie socioculturale è conosciuta come post-modernità ed è caratterizzata dalla presenza del “più inquietante di tutti gli ospiti” cioè il nichilismo, di cui Nietzsche è il suo profeta, annunciatore. Se tratta del problema della presenza del nulla, o, addirittura, del trionfo del nulla nella nostra esperienza.

Inoltre, il nichilismo è, secondo la versione di Nietzsche, la situazione in cui l’uomo rotola via dal centro verso la X: verso l’assenza di fondamenti, la mancanza di certezze, valori e verità stabili, permanenti, assolute, date una volte per tutte. Tutto ciò che una volta veniva riconosciuto come "essere" si è sfumato, sbiadito. Viviamo noi oggi in un'epoca che può definirsi nichilistica? 

Corpo-piacere-sesso

Il Blog ha dato spazio a ciò che si chiama SEMANTICA DEI GESTI DI TENEREZZA, sottolineando la rilevanza antropologica e affettiva di alcuni gesti e atteggiamenti presenti nel rapporto sessuale. Se un filone del pensiero cristiano ha visto - e per tanti secoli -  in modo negativo, pessimistico tale dimensione, si può anche ritrovare un filo conduttore di una corrente che valorizza il corpo, il piacere, il sesso. Ecco la voce di Lattanzio, un laico teologo che, nel terzo secolo, poteva scrivere: "E' Dio che ha pensato la dualità dei sessi, il loro desiderio l'uno dell'altro, il piacere della loro unione. Egli ha impastato i corpi di tutti gli animali di questo ardore bruciante perché essi ne cercassero avidamente le sensazioni. Questo appetito è ancora più veemente nell'uomo. Dio ha voluto in tal modo sia che egli si moltiplicasse maggiormente, sia che trovasse merito e gloria a moltiplicarsi".

Né Sisifo né Prometeo

L'UOMO

Nè Sisifo

Nè Prometeo

ma colui che è la gioia del sì

nella sfida di ogni giorno

Solitudine - Uso e Abuso - Narcisismo


"Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio" (R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso).

Sul tradimento

"Tradire. Parola grossa. Che significa tradimento? Di un uomo si dice che ha tradito il paese, gli amici, l'innamorata. In realtà l'unica cosa che l'uomo può tradire è la sua coscienza" (J. Conrad, Con gli occhi dell'Occidente).

Tre reazioni al tradimento: la vendetta (rattrappisce l'anima); la negazione (negare il valore dell'altro prima idealizzato); il cinismo (l'amore è sempre una delusione).

Lo spaventapasseri (K. Gibran)

Una volta dissi a uno spaventapasseri: "Devi essere stanco di startene solitario in questo campo". E quello disse: "La gioia di spaventare è profonda e duratura, ed io non ne sono mai stanco". Dissi io, dopo un istante di riflessione: "E' vero; in verità, anche io ho conosciuto quella gioia". E lui: "Solo quelli che sono imbottiti di paglia possono conoscerla".

Lo sguardo

Afferma Goethe: "L'organo con il quale ho capito il mondo è l'occhio". Lo sguardo transforma l'interno e l'esterno del dottor Faust in un'esistenza appasionata e frenetica. E tutto ciò sta a dire che se il vedere è un atto meraviglioso è, allo stesso tempo, pericoloso, azzardato, rischioso.

Orfeo, Narciso, Edipo, Psyche e Medusa ci insegnano che a forza di voler ampliare l'impulso dello sguardo l'anima entra nella notte e si rende vittima della cecità. L'occhio, dice il mito greco, comporta sempre un certo eccesso dell'uomo e compromette tutti gli altri sensi perché è una sintessi di essi.

Il segreto è tutto qua: Se è l'occhio a guardare, è lo spirito a vedere. Dimmi dunque ciò che vedi e ti dirò chi sei.

Michel Foucault

La morte di Dio, punto di riferimento assoluto nella coscienza dell'Occidente è un tema centrale del pensiero di Nietzsche. Scomparendo tale fondamento, l'umanesimo ateo, sulla scia del pensatore tedesco, era convinto di lasciarsi alle spalle l'alienazione, riappropriarsi di se stesso e mettere fondamenti veri non metafisici né mistificanti  per edificare un volto umano. Ebbene, uno di più grandi pensatori francesi, padre dello strutturalismo, Michel Foucault, libero dal sospetto di bigottismo, ne denuncia l'illusione:

"E' possibile - dice Foucault - che abbiate ucciso Dio sotto il peso di tutto quello che avete detto; ma non illudetevi di costruire, con tutto quello che  dite, un uomo che vivrà più di lui" (M. Foucault, L'archéologie du savoir).

Poesia di Luca Dell'Omo

Intabarrato

in un fiore

azzurro

attendo

si levi

l'aurora

della Bellezza

Sul silenzio

L'uomo moderno non sa più stare solo, né sopporta il silenzio. Nell'immensa solitudine a cui la vita frenetica, il progresso e anche l'architettura contemporanea lo costringono, egli cerca nervosamente la folla e tenta di affogare il proprio sgomento immergendosi in rumori di ogni sorta (R. Panikkar, Il silenzio di Dio).

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