Un giorno un giovane menestrello con i suoi canti allietava tutti gli essere viventi del bosco, finché al suo udito giunse il suono di un pianto.

Il giovane menestrello andò a vedere chi piangeva, giunto nel luogo dove il pianto era più forte, notò una principessa. Allora domandò: “O principessa, perché queste lacrime rigano il tuo viso? Se ti può rendere felice, ti posso suonare una ballata di gesti eroici”. La principessa rispose: “Giovane menestrello, non puoi tu con il canto alleviare le mie pene e spezzare le catene che opprimono il mio animo! Il Signore del maniero le ha forgiate sul mio dolore, rendendole durature. Anzi, fuggi prima che ritorni il signore del maniero e ti uccida”.

Il menestrello, tuttavia, cominciò a suonare alleviando per un po’ le pene della principessa.

Il signore del maniero, udito quel canto, e non più il suono del pianto, uscì dal castello ed uccise il menestrello, indurendo ancor di più le catene dell’oppressione.

La scena fu notata dal signore del bosco, che ammirando il coraggio del menestrello disse: “Giovane menestrello, non posso più ridarti la vita umana, ma vivi da usignolo, così che tu possa alleviare il dolore della principessa. Il menestrello, allora, divenuto usignolo, cominciò a cantare, dando sollievo alla principessa.

Giorno dopo giorno, l’usignolo con il suo canto ridusse le pene della principessa, alleviando il suo dolore, finché la principessa riuscì a spezzare le catene e ad andare via. Il maniero, una volta che la principessa fu libera, crollò insieme al suo signore, rendendo la principessa felice e libera. L’usignolo, una volta vista felice la principessa, volò in alto, mentre con il suo canto più gioioso rese felici tutti gli esseri viventi del bosco. Infine, sparì nell’orizzonte.

Narra la leggenda che ancora oggi, quando si sente cantare un usignolo, una principessa riesce a spezzare le catene dell’oppressione dell’anima.

CATULLO 2004