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Mi descrivo

Descrivermi?? Ma se sono un delfino!

Su di me

Situazione sentimentale

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Lingue conosciute

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I miei pregi

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I miei difetti

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Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. le sirenette
  2. il capitano Achab
  3. il mare aperto

Tre cose che odio

  1. il grasso di balena
  2. le balene furiose
  3. Moby Dick

L'inizio

E' stato in quel momento che ho deciso di scrivere questo manifesto. Quando con le aspettative di conoscere quantomeno un tipo, per la descrizione che avevo, mi sono trovato davanti l'ennesimo cetaceo.
Non che, per carità, anni ed anni di avvezza frequentazione delle chat non mi abbiano insegnato ad aspettarmi di tutto, persino ad incontrare una Colgate che ti confessa in realtà di aver voluto ironizzare su se stessa, quando nello sfoggiare quel sorriso che io ritenevo fosse la sua punta di diamante (visto il nick), mi coglie nello sconforto più totale quando mi sorprende durante la rapida operazione di conteggio che faccio, per vedere se riusciamo, con quei denti, ad arrivare almeno a venti! Però bacio bene, è riuscita a farmi sapere durante la serata. Che sollievo. Non l'ha sfiorata il dubbio che se uno volesse baciare una bocca così, tanto varrebbe per lui uscire con una mozzarella. (Tra parentesi, per chi volesse approfondire questa pratica, consiglio Sanguedolce: sono le più morbide e non se la tirano nemmeno.)

L'approccio

Mi viene incontro e cerco mentalmente, rapidamente, frettolosamente una via di fuga. Sempre munirsene di una preventiva. Lasciate stare parenti malati, zie doloranti e nonni convalescenti dell’ultimo momento. Il vero chatter, quello di classe, arriva all'appuntamento già "scusato": che si trovi davanti la Halle Berry o la Angela Finocchiaro (smorzate l'euforia, si tratta sempre della seconda), il gentiluomo chattatore ha già detto che non può trattenersi più di un'ora, rimanendo tassativamente vago sul motivo. Capite bene (lo so che se vi capita la prima delle due è difficile che lo capiate fino in fondo, me ne rendo conto) che, data la elevatissima probabilità di volervela dare a gambe il prima possibile, un'ora, sessanta minuti, tremilaseicento secondi sono un tempo più che ragionevole per usare clemenza con se stessi e non rimproverarsi oltre di aver organizzato e accettato ancora una volta un appuntamento di chat. Viceversa, del resto, se avete avuto la fortuna di trovarvi davvero la Halle che al cinquantanovesimo minuto si alza per andare ad incipriarsi il naso e girandosi di spalle verso di voi lascia che le aderenze del vestito si stirino sotto il vostro incredulo sguardo, fingere una telefonata per prolungare l’incontro sarà un semplice allenamento per voi, abituati a ben più solide peripezie in fatto di menzogne. Per inciso, fatevi trovare già al telefono al suo ritorno ed aspettate che sia entrata in bagno prima di espellere la lingua gocciolante: fornireste di voi una magra figura, qualora si voltasse a guardarvi prima del previsto (circostanza, peraltro, quest’ultima, a vostro notevole favore).

Il martirio

Prima ancora che i miei gangli nervosi si siano impossessati della manopola di apertura sull’uscita di sicurezza, sono già avviluppato nell’abbraccio di un energumeno. Stritolato da tentacoli di piovra, biascico goffe frasi di convenevole reciproco piacere (e penso alla mia scrivania, così lontana, come un porto sicuro da dove ce la si può svignare in un solo istante). Tremilaseicento secondi incombono tra me e la felicità. Contarli all’indietro sarebbe una tortura: siete davvero tanti. E così, mentre le parole escono distratte, gli occhi guardano: pieghe di collo tremolanti come una carnosa sciarpa di adiposa fattura, dita corte e salsicciose costrette al martirio di qualche anello inevitabilmente stretto, una maglia di lana leggera, sfrontatamente aderente, a mostrare imbarazzanti forme di soffocante generosità. Cerco di distrarre la severità petulante di quella voce dentro che non fa che ripetermi “ben ti sta” per aver creduto ancora una volta alle descrizioni-silhouette di chat (sono procace, mediterranea, formosa, morbida, Boteriana, ecc) e provo ad interpellare il giudice del piano di sotto, nella speranza, almeno da lui, di ricevere una temporanea assoluzione a base di testosterone. Non è giornata di udienze, mi risponde. E lascia perdere che è pur sempre una quinta misura: finirci con la testa in mezzo sarà pure una immagine su cui soffermarsi, ma tutto sommato se uno volesse baciare due provoloni così, tanto varrebbe per lui uscire con due Auricchi. (Tra parentesi, per chi volesse approfondire questa pratica…Devo proseguire?).

Il sollievo

La osservo fagocitare la vittima di turno: i panzerottini dell’aperitivo. Sterminate le olive e divorate le noccioline, alcune salve solo grazie alle prime, un tappeto di briciole contorna la sua postazione, testimonianza di rustici velocemente soppressi. Cosa ci sarà allora nella sua tastiera, non posso fare a meno di domandarmi. Quali esemplari di vita autonoma avranno preso forma lì dentro, dimorando negli interstizi di quei tasti, beatamente consapevoli del fatto che da mangiare, certamente, non gli verrà mai a mancare. Ne avrà ingurgitate di patatine mentre mi scriveva che stava colmando un leggero languore che la costringeva a scrivere lentamente, non perché stesse in privato con qualcun altro: che magari l’avesse fatto, finisco con rimpiangere! E mentre ditina oleose martellavano incessantemente quei pazienti tasti, ormai sbiaditi del bianco delle lettere che li contraddistinguono, asportato dall’unto, mi trovavo dall’altro lato, ignaro di essere ancora una volta alle prese coi fanoni della solita balenottera azzurra.

Non ne posso più. Capitano tutte a me? Sarà davvero così? Per caso i giapponesi ancora non sanno che la caccia più grossa la possono fare in una chat? Che qualcuno li informi, vi prego.

Nel frattempo i secondi si sono striminziti ad un paio di centinaia, a portarmi giusto in tempo il sollievo dei saluti finali. Ancora qualche secondo per mettere in moto la macchina e seminare le tracce. Me ne è rimasta una sola manciata, quel che mi serve per prendere una decisione: voglio farmi un nuovo profilo. Ho bisogno di scrivere!!!

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