La osservo fagocitare la vittima di turno: i
panzerottini dell’aperitivo. Sterminate le olive e divorate le
noccioline, alcune salve solo grazie alle prime, un tappeto di
briciole contorna la sua postazione, testimonianza di rustici
velocemente soppressi. Cosa ci sarà allora nella sua tastiera,
non posso fare a meno di domandarmi. Quali esemplari di vita
autonoma avranno preso forma lì dentro, dimorando negli
interstizi di quei tasti, beatamente consapevoli del fatto che da
mangiare, certamente, non gli verrà mai a mancare. Ne avrà
ingurgitate di patatine mentre mi scriveva che stava colmando un
leggero languore che la costringeva a scrivere lentamente, non
perché stesse in privato con qualcun altro: che magari l’avesse
fatto, finisco con rimpiangere! E mentre ditina oleose
martellavano incessantemente quei pazienti tasti, ormai sbiaditi
del bianco delle lettere che li contraddistinguono, asportato
dall’unto, mi trovavo dall’altro lato, ignaro di essere ancora
una volta alle prese coi fanoni della solita balenottera
azzurra.
Non ne posso più. Capitano tutte a me? Sarà
davvero così? Per caso i giapponesi ancora non sanno che la
caccia più grossa la possono fare in una chat? Che qualcuno li
informi, vi prego.
Nel frattempo i secondi si sono striminziti ad
un paio di centinaia, a portarmi giusto in tempo il sollievo dei
saluti finali. Ancora qualche secondo per mettere in moto la
macchina e seminare le tracce. Me ne è rimasta una sola manciata,
quel che mi serve per prendere una decisione: voglio farmi un
nuovo profilo. Ho bisogno di scrivere!!!