Ed è proprio la notte il momento in cui riesco a trovare parole, sentendole mie fino in fondo. Mie, come il sangue. E riesco ad allontanarne altre. Neanche seleziono, succede. Più velocemente del pensare stesso.
E mentre sentivo la musica allontanarsi e la folla sempre più spenta, in sottofondo, l'aria mi ha avvolta, fino a percepire fili di vento tra le dita. E nel respiro pieno, morsi di orgoglio. Uno strano senso di libertà e di appartenenza alla mia terra, mescolati e quasi stretti, mi ha attraversata, coprendo ogni mia fibra. Una terra di lotta e sacrifici, di gente che resta. Di gente che parte perché altro non può. E torna sempre, perché l'odore dei posti propri è più forte del resto. Un fiume di nostalgia che gocciola come un taglio e segna, quasi con una pelle al contrario.
Dimenticavo, sono terrona, sono fatta di sole e buio. E negli occhi ho il riflesso della mia campagna e del mio mare. E nelle orecchie e nel cuore la mia lingua.
Deridete quello che volete.
Ma mai la mia terra.
Non ne siete degni.