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Il commissario esterno agli esami di maturità

Ultimamente, dopo il Covid, si parla spesso degli esami di maturità e degli incarichi affidati ai commissari esterni.

Questi, sono sempre stati considerati dagli studenti che si preparano ad affrontare l’ultima fase della loro vita scolastica all’interno della scuola superiore, un vero e proprio incubo dato che gli insegnanti preposti e nominati dall’Ufficio Regionale Scolastico di ogni Regione, non conoscono le caratteristiche della scuola, l’ambiente dove opereranno e soprattutto gli allievi cha andranno ad esaminare.

La maggior parte dei ragazzi, vive questa situazione nel peggior modo possibile con ansie e preoccupazioni che potrebbero avere una ricaduta profondamente negativa sul risultato finale dell’esame con effetti che inficerebbero la reale e positiva conclusione dei cinque anni passati a studiare con grande impegno e dedizione specialmente, per chi ha dato alla scuola tutto se stesso fidandosi dell’istituzione e degli insegnanti che li hanno accompagnati nel lungo e a volte difficoltoso percorso.

I commissari esterni, sono visti dagli adolescenti, come delle figure pericolose e come dei nemici da affrontare che pensano solo a far funzionare la complicata macchina burocratica attraverso il monitoraggio delle prove che devono essere svolte con regolarità, la valutazione oggettiva delle prestazioni di ogni singolo allievo e in molti casi, ad ostacolare con domande poco opportune lo svolgimento dell’esame.

Le paure che subdolamente si insinuano all’interno dell’animo, possono comportare effetti fortemente negativi mentre la conoscenza dei professori, la famigliarità e la sintonia che negli anni si è creata, può essere favorevole e produttiva e creare sicurezza psicologica e mentale per un esame che dovrebbe essere considerato solamente la fine di un percorso scolastico avviato cinque anni prima.

Quest’anno, non solo i ragazzi stanno vivendo una situazione di profondo disagio ma anche gli insegnanti che si vedono assegnare incarichi che non corrispondono a ciò che hanno insegnato, a ciò che hanno studiato nel loro percorso universitario e che non sono conformi con l’abilitazione in possesso.

Scandalosamente, molte delle materie affidate ai commissari esterni sono, a causa di un sistema che proviene indubbiamente da una struttura povera di cultura sul campo, non coerenti con la deontologia professionale dei docenti i quali rimangono attoniti di fronte agli incarichi che casualmente sono commissionati senza tenere conto del cosiddetto “buon senso” che dovrebbe indirizzare chi rifila queste incombenze, verso una reale condivisione di un contesto indiscutibilmente importante per quegli studenti che si preparano ad affrontare un fondamentale periodo della loro vita scolastica e che li condurrà verso il lavoro o verso l’università.

La circostanza così assurda, come tante altre prodotte dagli organi pubblici preposti, in questo caso il MIUR, innesca processi senza soluzione di continuità dove, chi viene nominato e non potendo rifiutare, si trova a combattere con profonde crisi di coscienza all’interno di un dualismo psicologico che mina la coscienziosità del professionista in bilico tra l’accettazione e l’abbandono in quest’ultimo caso, attraverso motivi addotti ad un impedimento ad espletare l’incarico che deve essere immediatamente comunicato e giustificato al proprio dirigente scolastico e al dirigente dell’ufficio scolastico regionale.

L’accettazione dell’incarico, da parte del precettato, presuppone però alcune situazioni spiacevoli:

1) In 20 giorni, e cioè da quando è stato dato l’incarico, è praticamente impossibile studiare la materia assegnata ed avere quindi le competenze per portarlo a termine.

2) Ogni materia, presuppone una conoscenza approfondita di tutti gli argomenti poiché non si limita ad informazioni superficiali desunti da una circoscritta preparazione.

3) Una conoscenza approfondita, si ottiene dopo molti anni di insegnamento e di esperienza sul campo.

4) Senza tali presupposti, è impossibile affrontare seriamente l’esame e quindi fornire agli studenti una valutazione oggettiva della materia.

5) I genitori stessi, venendo a conoscenza della situazione e quindi della mancanza di competenza dell’insegnante, potrebbero mettere in dubbio il risultato delle prove.

Gli insegnanti che vengono obbligati ad accettare l’incarico non appropriato, si trovano completamente spaesati e sono continuamente bombardati da dubbi e crisi di coscienza per non mettere in difficoltà gli alunni, le famiglie e loro stessi.

A questo punto, se l’ufficio che si occupa di distribuire gli incarichi non rimedia a questa situazione affidando il mandato a chi effettivamente sa svolgerlo e se continua imperterrito sulla vecchia strada, c’è da dubitare sull’utilità della figura del commissario esterno poiché creerebbe infinite complicazioni che potrebbero mettere in dubbio la serietà dell’istituzione scolastica e di tutta la struttura che ne consegue.

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