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Mi descrivo

Decido io con chi parlare, sia in chiaro che in pvt... sicuramente nessuno può impormi né suggerirmi amicizie e inimicizie. Non mi serve mettere in ignora: quando non sei nessuno, non ti leggo e basta. E sicuramente non sto in privato con nick mai visti prima, risparmiatevi la fatica. Non sono una pittrice... Precisazione: NON ODIO NESSUNO. FRANCAMENTE ME NE FREGA UN EMERITO C.... però MI FANNO SCHIFO CERTI COMPORTAMENTI. P.s.: i santi in chat non esistono.

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

acida sempre più spesso, taciturna quando non c'è niente da dire, stupida quando mi va, anaffettiva sempre. Faccio branco solo con me stessa.

I miei difetti

dolce q.n., intelligente q.n., loquace q.n. e altri che non ricordo perchè li uso poco.

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. essere
  2. lasciata
  3. in pace

Tre cose che odio

  1. essere
  2. contattata
  3. in privato

​ Quando dici cicciona con cattiveria... ​

VI GIRO IL MESSAGGIO SCRITTO DA UN PROFESSORE DELLA RAGAZZINA DI 12 ANNI DI PORDENONE CHE HA TENTATO DI SUICIDARSI QUALCHE TEMPO FA.

 

EDUCHIAMO I NOSTRI FIGLI ALLA SENSIBILITÀ E AL RISPETTO!

 


Oggi una ragazza della mia città ha cercato di uccidersi.
Ha preso e si è buttata dal secondo piano.
No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di prenderle la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter comunicare con gli altri normalmente.

“Adesso sarete contenti”, ha scritto. Parlava ai suoi compagni.

 

NON FA RIDERE, VI QUALIFICA.

 

Allora io adesso vi dico una cosa. E sarò un po’ duro, vi avverto. Ma c’ho ‘sta cosa dentro ed è difficile lasciarla lì.

Quando la finirete?

Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno?

Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – li ho letti, sì, i messaggi che siete capaci di scrivere – tutte le vostre “t...a di merda”, i vostri “figlio di pu....a”, i vostri “devi morire”.

Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”?

Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati?

Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi?

 

E poi voi. Voi genitori, sì. Voi che i vostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte.

Quando la finirete di chiudere un occhio?

Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”?

Quando la finirete di non avere idea di che diavolo ci fanno 8 ore al giorno i vostri figli con quel telefono?

Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale?

Quando la finirete di venire da noi insegnanti una volta l’anno (se va bene)?

Quando inizierete a spiegare ai vostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizierete a non essere voi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori?

Perché quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quell’età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto.

E tutti noi, proprio tutti, siamo quelli che quando succedono cose come questa devono vedere, fare, dire. Anzi urlare. Una parola, una sola, che è: “Basta”.

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