Mi descrivo
Mi piace fare ridere. Mi piacerebbe fare il clown o il cabarettista.
Preghiera del clown
Noi ti ringraziamo nostro buon
Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello
spettacolo del mondo. Tu che proteggi uomini, animali e baracconi,
tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi
come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli
angeli, fa' che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed
applausi. Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne
fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che
avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare
prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e
ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l'unica
rete dei nostri pericolosi esercizi, fa' che in nessun momento
della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un
riflettore. Guardaci dalle unghie delle nostre donne, ché da quelle
delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere
gli uomini, di sopportare serenamente le loro assordanti risate e
lascia pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e
più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un pò
perché essi non sanno, un pò per amor Tuo, e un pò perché hanno
pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le
loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma
aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si
diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per
divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far
ridere me come io faccio ridere gli altri.
(Antonio De Curtis in arte Totò)
Elogio della fuga.
Quando non può più lottare contro il
vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due
possibilità: l’andatura di cappa
(il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla
deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un
minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla
costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più
permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte
delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno sempre
ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire
la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti
imposta dalle compagnie di navigazione.
Forse conoscete quella barca che si
chiama Desiderio.
(Henri Laborit)
Un maestro cinese
“Quando vivevo in mezzo a
voi,
alla sera, stanco, mettevo l’abito più
bello e andavo nel mio giardino.
Parlavo con gli alberi, con i fiori, con
l’erba ed essi mi capivano. Perché parlavo il linguaggio del
cuore.
Raccontavo loro i miei errori, le mie
ansie, le mie tristezze…
Ma un giorno mi ammalai, e non potei più
andare a parlare con il mio giardino.
E il mio giardino morì…”