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danbig1966

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Mi descrivo

estroverso/timido, semplice/complicato avventuroso/tranquillo, solare/notturno viaggiatore/sedentario, ce n'è per tutti i gusti.

Su di me

Situazione sentimentale

single

Lingue conosciute

Inglese, Francese, Portoghese

I miei pregi

sono disponibile e socievole

I miei difetti

sono impaziente e a volte un po\' brusco

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. la vita sul pianeta terra
  2. sincerità
  3. semplicità

Tre cose che odio

  1. presunzione
  2. egoismo
  3. ignoranza

I miei interessi

Vacanze Ko!

  • Tour organizzato
  • Passioni

    • Viaggi
    • Trekking
    • Cinema

    Musica

    • Raggae
    • Jazz

    Cucina

    • Piatti italiani
    • Fusion

    Libri

    • Saggi
    • Storici

    Sport

    • Sci
    • Nuoto

    Libro preferito

    Dal dissenso all\'esteterotica di Nello Vegezzi, Quartine di Omar Khayyam, Racconti di F.Kafka

    Meta dei sogni

    Africa equatoriale, Australia e Nuova Zelanda

    Film preferito

    La dolce vita e La Strada di F.Fellini, Mamma Roma di P.P.Pasolini, Blek Giek di E. Caria, Lettere da Iwo Jima di C.Eastwood

    Arrivando a Vagator, Goa

    Hampi 28/01/98
    Tutto è sincronizzato su tempi diversi in India, tempi immutabili, dati dai riti induisti, scanditi dalla musica sacra, dal bruciare di incensi, dal passo delle vacche, dal naturale fluire delle cose del mondo. Goa è un'isola che vive apparentemente fuori da questa sincronia, ha più dinamismo, sembra quasi funzionare come un luogo neutrale.
    I portoghesi hanno lasciato chiese, case coloniche, fattorie, strade, forti di pietra nera e schiavi africani cristianizzati. Sotto sotto, però, c'è sempre una buona scuola di vera India, anche i neri o i meticci sembrano così pacatamente indiani, gentilezza e prontezza fanno sembrare questo posto come un paradiso colorato di verde, di fiori e di palme da cocco, che viste dall'aereo in atterraggio, sembrano stelle di foglie.
    Vagator è quasi un bosco misto che arriva a diroccarsi su ripidi gradoni davanti alla spiaggia, tutto disseminato di case e casette, ville e capanne. Il canto degli uccelli è dominante e le farfalle si aggirano colorando l'aria, forse è già primavera.

    27/02/2000 Kudli Beach, Gokarna

    Tutto il bello e tutto il brutto sono così vicini, ma solo il secondo continua a mangiarsi via il primo. Qui in India è proprio così, tutto il piacere, l'estro, il colore e l'eleganza, così naturali e liberi, sono piano piano avviluppati da una rete di polluzioni banali, soffocati dal brutto incontenibile di una valanga di eventi sempre più inevitabili e collegati tra di loro. Non resta che la fede nell'eterna rinascita. Gokarna mi ha accolto con generosità e bellezza, mi ha offerto alcuni dei suoi tesori ed io le sono anche entrato in grembo: ho visitato la grotta sacra che ha dato il nome a questo famoso centro di pellegrinaggio shivaita. Ho camminato lungo i sentieri che portano ad Ohm Beach e ad Half Moon Beach (nomi turistici, ma evocativi) e passeggiato serenamente per le vie del villaggio. Ho goduto di buona compagnia e suonato la chitarra con piacere. Però non ho dormito quasi per niente. Non potevo, forse non volevo. Ultime notti in India ad ascoltare il ronzio delle zanzare, sperando di non essere punto da un'anofele portatrice di malaria e, comunque, di non essere punto in generale.

    4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (prima parte)

    Sta cominciando a piovere, molto leggermente. Sono arrivato 2 giorni fa, con alle spalle un viaggio molto affaticante. Giovedì mattina svegliandomi dal meritato riposo, dopo l'escursione a Paulo Afonso e canyon del rio San Francisco, decido di lasciare Piranhas. Alle 10,00 lascio la pousada Lirio do Vale con un mototaxi e giungo al posto delle camionetas, salgo sulla prima in partenza per Olho d'Agua do Casado, e, dopo un giro del quartiere con lo scopo di raccogliere altri passeggeri, ci si avvia. Giunto alla prima tappa, scopro che non c'è nessun autobus in partenza prima delle 16,00, perciò mi metto in attesa della partenza di un'altra camioneta che mi porterà ad Olho d'Agua das Flores. Il conduttore è alto come me e forse ha la mia età, o forse è anche più giovane, è panciuto e sembra un messicano da spaghetti western, con il suo cappello da vaqueiro. Parliamo un po', prima di partire, del caldo, del freddo che fa in Italia in inverno e del consumo del suo e del mio mezzo di trasporto. Improvvisamente si parte e mi trovo seduto tra il conduttore ed una signora di mezza età, dal fare un po' maleducato. Mi addormento e mi risveglio sudato, ad intermittenza, mentre il paesaggio del Sertào scorre tra piani siccitosi e rilievi rocciosi, punteggiato da qualche minuscolo lago artificiale per abbeverare le bestie, che, durante il calore del mezzogiorno, se ne stanno accucciate all'ombra di acacie dalla chioma a fungo.

    4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (seconda parte)

    Verso le 12,30 si arriva ad Olho d'Agua das Flores. vengo fatto salire su un'altra camionetta che parte poco prima delle 13,00 facendo un giro dell'abitato, dato che uno dei passeggeri deve ritirare un pacco in una certa casa, pacco che alla fine non riesce a ritirare per l'assenza della persona giusta nella giusta casa. Il conduttore di quest'altra camionetta si avvicina, rallentando, a tutti i quelli che si trovano al margine della strada e, di tanto in tanto, qualcuno sale. Non ho idea di quante persone abbia effettivamente caricato nel cassone coperto, altre 6, oltre a me, sono sedute nell'abitacolo. A Batalha (Nossa Senhora das Dores) e a Jacaré dos Homens, si ferma a scaricare alcuni passeggeri e a caricarne altri, compiendo le necessarie deviazioni dalla strada principale. Si giunge a Jaramataia, il centro più povero in cui si compie la solita deviazione, è indescrivibile l'impressione che mi ha dato la visione di quel villaggio riarso dal sole, solo cenere, cenere di vita. Finalmente si arriva ad Arapiraca, dove vengo sbarcato e catturato da un ragazzino che mi reimbarca su di un furgoncino passeggeri dotato di vari posti extra e di impianto tv-dvd, che, poco dopo la partenza alla volta di Maceiò, inizia a mostrare un film poliziesco-comico di hollywood che, tra l'altro, mi fa anche ridere con le sue atroci e banali stupidaggini. Pressato tra una signora piuttosto grassa, sulla sessantina, ed il garzone del trasporto, mi trovo a dover piegare in avanti il busto insieme allo schienale ogni volta che qualcuno dei passeggeri seduti dietro di me deve scendere o quando qualcun altro viene fatto salire. Anche qui perdo il conto dei passeggeri extra, ma ad un certo punto il garzone invita tutti quelli che ne sono dotati, ad allacciare le cinture di sicurezza e gli altri a reclinare la testa visto che si sta per passare ad un posto di controllo della polizia rodoviaria (stradale).

    4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (terza parte)

    Dopo un'alternanza di paesaggi collinari e fluviali, nell'agro che precede la costa, noto mandrie di bovini da latte e le relative industrie agroalimentari e si arriva ad una zona lagunare ornata dalle palme da cocco. Sono già quasi le 17,00. Si attraversa quest'area di acque salmastre che si congiungono e disgiungono, formando un territorio adatto alla navigazione delle belle piroghe che si vedono scivolare dolcemente tra mangrovie e palme. Jagandas a vela rientrano dopo la giornata di pesca, ai loro approdi, vicino a casette colorate dai tetti di paglia, costruite su isolotti o penisole all'ombra del verde circostante. E' davvero bello, anzi, incantevole quello che si vede a prima vista, ma siamo nel XXI secolo e, sicuramente, anche qui povertà ed inquinamento stanno minando un sistema di vita che, nella sua semplicità, ha resistito fin'ora, nutrendo i suoi abitanti senza problemi se non quelli dati dallo schiavismo prima e dal malgoverno poi. Indios rimasti o tornati dopo la cacciata inflitta loro dai colonizzatori, si sono mescolati agli africani, portati come schiavi, i caboclos sono gli eredi di entrambe le tradizioni mescolate nel tempo e nella condivisione di una miseria innaturale in un ambiente così generoso. Si arriva a Maceiò, altra grande città, con il suo porto, i suoi stabilimenti industriali, il suo caos.
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