In quel tempo il bambino sognava spesso il tram. La sua casa era grande, con un ampio pavimenti lastricato, un enorme cancello di ferro e un muro di mattoni. Davanti a essa passava uno scuro e angusto sentiero: nei suoi sogni il tram attraversava proprio quella stretta via. Un tram senza passeggeri né conducente arrivava da una grande strada luminosa di un antico mondo sconosciuto – la luce abbagliante sembrava versata da un secchio – e procedeva impetuoso nell’oscura stradina. Il bambino sentiva nitido lo stridio delle rotaie simile al digrignare dei denti di un malato. L’oscurità si gonfiava come una tenda. Intorno al tram dai finestrini vuoti e splendidamente illuminati, fluttuavano stelle rosse e verdi simili alle scintille di girandole di latta. Il vecchio tram, del tutto simile a un trenino giocattolo, produceva un suono stupendo e correva davanti al cancello, per quella stretta via dove nessuno lo aveva mai visto passare. …Il bambino ascoltava attento. Ormai non si sentiva più. Di nuovo il fischio lontano del treno notturno. Eppure solo un attimo prima il tram, sprigionando tutta la sua meravigliosa energia, era venuto giù per la discesa come una giovane stella cadente. Ormai avrà già voltato impetuoso l’angolo della torretta di guardia antincendio, che durante la notte lascia chiusi gli shõji traslucidi, gialli e illuminati. Il bambino, chissà quando, ha aperto gli occhi, la lancetta dei secondi dell’orologio a muro emette un suono simile al mormorio di piccole onde. Per un po’ gli ornamenti della stanza assumono l’aspetto di tesori sconosciuti, l’orologio batte le ore. L’attenzione rivolta a quel suono riconduce il bambino nel sogno…
Yukio Mishima - La foresta in fiore